Un gol al coronavirus

Vine
a Córdoba para visitar a mi numerosa familia, cuando ya comenzaban a llegar noticias alarmantes de Europa y de Italia en particular, el País donde pasé la mitad de mi vida y donde conservo muchos afectos.

Vine
a Córdoba, decía, a descansar con mi gente … no pensaba que aquí me quedaría sin poder regresar a Lima. Argentina, como muchos países del mundo, hace ya 96 horas que decretó la cuarentena obligatoria.

Pienso en las mil situaciones difíciles en las que mucha gente se encuentra, especialmente los más desprotegidos; respecto a ellos me siento privilegiado, porque yo, a diferencia de miles o millones de personas, tengo un lugar cómodo y seguro en donde pasar la obligada cuarentena.

Estos días, horas, he estado en familia, alternando relax con lectura y audición de cientos de mensajes que llegan por whatsapp. Es que la gente, al igual que yo, de repente se encuentra con mucho tiempo disponible para hacer cosas que antes no lograba hacer: como por ejemplo contactar y preocuparse por las personas que quiere, también con las que desde hace tiempo no siente. Terminando una larga y profunda conversación con una de estas personas, coincidimos en definir ese hermoso momento compartido como “un gol al coronavirus”. Sí, un verdadero “gol”, porque hacía muchos años que no hablábamos largo y tendido como lo hicimos hoy, gracias a la cuarentena obligada. Decidimos, entonces, comenzar a “contar los goles” que podemos anotar en estos días, justamente porque al fin (o forzadamente) tenemos el tiempo para usarlo como queramos. Y cada vez que elegimos usarlo bien, cuidándonos y consolidando las relaciones con los que nos quedan cerca o con quienes la tecnología nos acerca, podemos consideralo un gol a nuestro favor.

Hoy termino el día con un buen resultado, por lo menos 1 a 0. Aunque si pienso en los numerosos encuentros y charlas virtuales sumados en un sólo día, creo que fue goleada.

Posdata: antes de ir a dormir me llega la triste noticia de una joven, hija de amigos españoles, que acaba de fallecer por el virus a 28 años y con un embarazo de 4 meses … Creo que vamos a tener que marcar muchos goles para no sufrir una fuerte derrota.

Gustavo E. Clariá

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Pubblicato da Gustavo Clariá

Nato a Córdoba, Argentina, nonno piemontese, economista, comunicatore, scrittore. Ho vissuto la metà della mia vita in Europa (Italia in particolare) e l'altra in America Latina. Giramondo, aperto alla conoscenza di altre culture. L'unità, nel rispetto della diversità, della famiglia umana, è il mio orizzonte. Cerco, quindi, di vivere la mia giornata "costruendo rapporti" di concordia e di unità. Il mio contributo alla pace.

12 Risposte a “Un gol al coronavirus”

  1. Carissimo Gustavo! È una idea geniale quella di fare gol al coronavirus! Ti ricordi quanto ci piaceva giocare a calcio, quando eravamo ad O’Higgins! Ma, con questo avversario non si scherza!
    Noi in famiglia cerchiamo di vivere al meglio questo nostro “ritiro obbligato”!
    Meno male, che in questa casa che abbiamo preso in affitto, c’è il giardino e, quando viene fuori un po’di sole cerchiamo di fare ginnastica, ma, nel resto della giornata ci pensa mia figlia più piccola: Sofia(25) che ci tiene vivi! Ci prepara degli scherzi e ci fa il video, per poi pubblicarli in Instagram, dove la seguono dei suoi amici, i quali spesso sono un po’depressi! Adesso, non vedono l’ora, che ne pubblichi dei nuovi, e quindi, lei è sempre in agguato!
    Cerco di sforzarmi nel lasciarmi coinvolgere, ma vorrei che pregassimo di più, perché le circostanze lo richiedono; ma capisco che questi momenti di condivisione, se lo ricorderà, quando me ne sarò andato!
    Ha coinvolto, anche la nonna di 85 anni assegnandole dei ruoli: la ballerina, lo Chef che dà lezioni di cucina: in dialetto, ecc,ecc.
    Venerdì di quaresima abbiamo fatto la Via Crucis, con le preghiere preparate dal nostro parroco, da fare all’interno delle proprie case, di tutta la comunità: è stato un momento speciale!
    Alle 7:00 del mattino seguo la messa del Papa Francesco, in diretta TV e, alle 18:00 il rosario: da Lourdes! Fa’specie vedere tutto il piazzale vuoto, con solo i due sacerdoti: senza i pellegrini!
    Mi viene in mente, quando eravamo con il Gen Rosso, in quel santuario: momenti d’unità profonda!
    Tornando a noi dobbiamo fare appello al nostro Coch, perché trovi Lui, il modo migliore per sconfiggerlo: bisogna avere fede e affidarci nelle sue mani! Chiediamo l’intercessione di Chiara per tutta l’umanità!
    Uniti vinceremo!
    Domi (Negro Pellicer)

  2. Así es Gusti, necesitamos un Battistuta, aunque hay muchos goles invisibles … muchos (Gerardo, Argentina)

  3. La partita è esigente e richiede allenamento e costanza con mente lucida durante gli attacchi a contropiede nei momenti di debolezza fisica. Nonostante tutto, speriamo di riuscire a cogliere il positivo da questa avventura. Soltanto durante el terremoto dell’Irpinia ho visto tante bare in fila in attesa di sepoltura … grazie della condivisione (Stefano, Italia)

  4. 14° día de cuarentena. Hoy, haciendo cola (dos horas) en Euro Spin, leyendo “Biografía del silencio” de Pablo d’Ors y después rezando el rosario (Augusto, Italia)

  5. Ciao Gustavo, sai che il linguaggio dello sport fa parte di me e fa molta presa. Il gol al coronavirus una bella idea per trasformare una difficolta’ in un gesto di positivita’, di relazione edificante. Cerchiamo di fare tanti gol e se non riusciamo, possuamo semptre fare degli assist o mettere in fuori gioco il male che ci marca stretti. Un forte abbraccio dall’Italia. Paolo

    1. Sono contento che il linguaggio sportivo renda l’idea. Grazie per migliorare l’idea con alcune varianti! Ricambio l’abbraccio a distanza nella speranza sostenuta che il peggio passi in fretta.

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