Giornata del Migrante in Perù

Conoscevo
già il contenuto del “Messaggio per la 105ma Giornata del Mondiale del Migrante e del Rifugiato 2019” di Papa Francesco. Ma sentirlo seduto in una sala insieme a un centinaio di migranti, la maggioranza venezuelani, è risuonato nuovo e molto toccante, specie in alcuni suoi passaggi.

È vero che l’ora precedente, mentre le persone arrivavano al “Centro Fiore” di Lima (Perù) gestito dal Movimento dei Focolari – in prima linea nell’accoglienza dei migranti, venezuelani in particolare –, c’era stato modo di salutare e di conoscere tanti di loro. Mi ero sentito dire i motivi per i quali avevano lasciato il loro paese, i dolori rimasti alle loro spalle, l’angoscia di partire lasciando la propria moglie e loro bambini, o i genitori già anziani, e lo sforzo – alle volte infruttuoso – per aiutarli inviando qualche somma di denaro. Mi ero sentito dire della loro solitudine, lontani dal loro Paese, tante volte rifiutati, discriminati, additati come colpevoli di togliere il lavoro a un locale, di sentirsi guardarti con diffidenza, con sospetto e perfino con rifiuto.

Tutte queste loro emozioni mi hanno preparato ad ascoltare in modo diverso le parole del Papa e ho compreso più profondamente l’importanza del contenuto del suo messaggio.

Francesco riassume in quattro verbi la risposta alla sfida delle migrazioni: accogliere, proteggere, promuovere e integrare. E non solo rivolti ai migranti e i rifugiati, ma proprio come “la missione della Chiesa verso tutti gli abitanti delle periferie esistenziali”, specialmente “i migranti, spesso i più vulnerabili”. Eppure – aggiunge il Papa – “che ci aiutano a leggere i segni dei tempi”.

Il fenomeno delle migrazioni c’è sempre stato, va di pari passo con la storia umana, anche se la nostra viene spesso chiamata “l’era delle migrazioni”. Le statistiche, infatti, dicono che oggi sono 70,8 milioni di persone, in tutto il mondo, costrette a fuggire dal proprio Paese; e di queste, circa 25,9 milioni sono rifugiati. Un numero impressionante.

Al Messaggio, letto da Silvano Roggero, venezuelano, membro della Commissione Internazionale per i Migranti dei Focolari, sono seguite le loro testimonianze: “Siamo arrivati attraverso la Chiesa Luterana – esordisce Koromoto, del Venezuela –. All’inizio avevamo tanta paura: cosa ci attenderà, come faremo? Ma la loro accoglienza è stata generosa e ci siamo sentiti in famiglia, come oggi qui con tutti voi, insieme ai Focolari”.

Impressiona l’atteggiamento dei migranti pieno di gratitudine verso il paese che li accoglie, il Perù; e il desiderio – pur restando legati alle loro radici – di integrarsi, cercando non solo di aiutare a distanza i loro cari rimasti in patria, ma con il lavoro e il loro impegno di ridare quanto ricevuto. Oggi sono più di 800 mila i venezuelani arrivati al Perù.

La giornata prosegue con un pranzo insieme, in un clima festoso di famiglia, mentre alcuni intonano canti natii e si rinforza la conoscenza e il desiderio di ritrovarsi ancora, peruviani e venezuelani (e non solo), per continuare a declinare nella vita i quattro verbi proposti da papa Francesco.

Gustavo E. Clariá

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